
Lago di Como: La Resta
Dolce pasquale del Lago di Como
Tra le acque placide del Lago di Como e i profumi delle cucine antiche, nasce una delle tradizioni più affascinanti della cultura comasca: la Resta, anche chiamata Resca. Un dolce semplice ma ricco di significato, legato alla Pasqua, alla terra, al lago e a una curiosa leggenda che risale all’inizio dell’Ottocento.
Correva l’anno 1820. In una vecchia osteria affacciata sul lago, un gruppo di pescatori si era riunito in festa. Si racconta che, mentre l’oste era intento a preparare un dolce per i suoi ospiti, sbagliò le dosi del lievito. L’impasto cominciò a crescere fuori misura, debordando dai bordi della madia. Nel tentativo di fermarlo, infilò nell’impasto un bastoncino preso da una fascina di legna: ma il rametto affondò e finì per cuocersi insieme al dolce.
Il risultato fu inaspettato: un pane dolce dalla forma allungata, decorato con 12 tagli sulla superficie, come vuole l’antica tradizione, in onore dei Dodici Apostoli. Qualcuno, guardandolo, esclamò:
“Par la resca d’un pèss!”
che nel dialetto locale significa “Sembra la lisca di un pesce!”.
E così, quasi per caso, nacque la Resta, un dolce che unisce simboli pasquali e storie di lago.
Il nome stesso affonda le radici nel latino: “arista”, che significa sia la lisca del pesce sia la spiga del grano. E in effetti, la forma del dolce ricorda proprio una spiga, simbolo di rinascita e fertilità. Quel rametto d’ulivo rimasto nell’impasto, poi, divenne parte integrante della ricetta: un segno di pace, spiritualità e primavera, perfetto per la Domenica delle Palme.
La Resta è fatta con ingredienti semplici e genuini:
farina, acqua, burro, lievito naturale, uova, zucchero, frutta candita o secca, miele.
Un dolce povero, ma ricco di cuore e di storie. Col tempo, divenne il simbolo di una comunità che viveva di pesca e di coltivazioni sulle sponde del lago, dove ulivi e grano crescevano tra i muretti a secco e le brezze leggere.
Ancora oggi, la Resta si prepara nelle famiglie e nei forni del comasco per la Pasqua. Non è solo un dolce: è un racconto, un rito, un legame profondo con la terra e le sue stagioni. Mangiarla è come assaporare un pezzo di storia, tra fede e folklore, tra il profumo del pane appena sfornato e il riflesso del lago in primavera.